sabato 18 giugno 2011

"L'ultima doccia"



Gemme splendenti scorrevano repentine sul suo corpo e poi raggiungevano terra per andare a confondersi con un' unica pozza d'acqua sotto ai suoi piedi.
Ormai, era deciso.
Sarebbe stata la sua ultima doccia.
Era stanco di tutti i tormenti che la vita gli aveva offerto. I suoi lamenti aleggiavano nell'aria trasportati dal vento e sembravano non voler raggiungere colei che tale maledizione gli aveva lanciato.
Non che volesse presentare il conto per farsi rimborsare o tanto meno per essere biasimato.
“Addio vita”, pensava, frastornato dalle gocce d'acqua che rimbombavano sulla sua testa.
Qualcuno capirà.
Se qualcuno vuol davvero capire.
Aveva calcolato tutto, la sua ultima giocata l'aveva fatta, il suo cavallo avrebbe vinto e i figli si sarebbero spartiti il guadagno.
Quella schedina se ne stava appoggiata sul tavolo del soggiorno e sarebbe rimasta lì.
Sicuramente, per i figlioli, sarebbe stato meno amaro il dispiacere.
Ormai erano cresciuti così, abbagliati dai soldi e solo così li avrebbe fatti felici.
Era deciso, nulla lo tratteneva più in quella sua vita.
Spense la doccia.
Si posizionò davanti allo specchio, con una mano tolse la condensa e creò un buco di realtà.
Il suo viso, con quella sua pelle olivastra, portava i segni della sofferenza e della tristezza.
Si fece la barba.
Era deciso, sarebbe stata la sua ultima rasatura.
Aprì il tappo del lavandino e l'acqua iniziò a correre giù per il tubo.
Alcuni frammenti di barba rimasero come spruzzati sul bianco della ceramica.
Poi, con le forbici, si tagliò tutti i suoi riccioli e formò un'ombra di capelli attorno alla sua debole figura da uomo stanco.
Con i capelli corti, sarebbe stato meglio.
Poi, Carmelo, si vestì.
Lo zaino era pronto nel corridoio vicino alla porta di ingresso.
Si mise i sandali, abbracciò il suo zaino e scese le scale.
Diceva basta alla sua vecchia vita: partiva per crearsene una nuova.
La moglie, lo aveva lasciato da ormai sei anni e si era portata con sé i figli.
Era costretto a vederli in giorni prestabiliti per un orario prestabilito.
Ora, erano grandi e avrebbero capito la sua scelta.
Forse.
Diceva basta all'attesa che lo stava logorando. Gli eventi avrebbero imboccato la strada della giusta risoluzione.
Lei, non sarebbe tornata: era in attesa del terzo figlio.
Il suo nuovo compagno, aveva colpito.
Carmelo, fu lasciato da lei per un commercialista: ora, loro abitano in collina in una villa con piscina.
Lei, fa la signora adesso.
Del resto, è stata coerente con se stessa, lo aveva sempre desiderato.
In qualche modo, Carmelo, aveva provato a diventare ricco, aveva studiato e si era impegnato.
Ma il suo sogno di diventare uno scrittore di successo svanì dopo le centinaia di porte che le case editrici gli sbatterono in faccia.
Fu un bimbo prodigio, destava meraviglia con le sue poesie e in molti avrebbero scommesso sulla sua carriera letteraria.
Anche la sua ex moglie.
Tutti rimasero delusi per i suoi insuccessi.
È un bibliotecario adesso, un lavoro rispettabile ma certamente meno retribuito di quello del commercialista.
Non può permettersi una Ferrari, la casa in montagna o al mare.
Lei, aveva sempre desiderato vestirsi con abiti di Gucci e girare per la città su una BMW, andare ogni sabato a cena al ristorante e far finta di conoscere il mondo e quindi essere in grado di giudicarlo.
Perché adesso, lei giudica il mondo.
Poteva spruzzarsi tutti i profumi che aveva sempre desiderato, mettersi le scarpe che aveva sempre sognato, adornarsi di stupidi gioielli e mostrarli in pubblico come se fossero gioielli dell'anima o medaglie per uno spirito benigno.
Carmelo, partiva per lasciarsi alle spalle tutte le fragranze della moglie che ormai gli davano la nausea, tutti i suoi gioielli e quella sua abbronzatura innaturale che le colorava il corpo.
Sarebbe andato dove il sole lo avrebbe guidato.
Così, alla cieca, senza mappe o bussole.
Per la sua ex, sarebbe stato un sollievo non averlo più tra i piedi.
Per lei, è solo un fallito.
Carmelo, partiva per liberarsi da quella sua vita, per liberarsi da quei suoi torbidi pensieri che lo avevano incatenato e dai quali, a fatica, riusciva a liberarsi.
Partiva per scrollarsi da dosso l'ansia che lo aveva ammantato, la corsa ansimante che aveva fatto e stava facendo per essere quello che, per sua moglie e per molti altri, avrebbe dovuto essere o diventare.
Non è né ricco, né uno scrittore di successo.
Ma adesso diceva basta a quella sua vita.
Nulla sarebbe stato più come prima.
Lei non sarebbe tornata e doveva levarsela dalla testa.
Bella, bellissima, lucente e magnifica.
Non smetteva di pensare a quei suoi occhi, a quei suoi biondi capelli, a quel suo atteggiamento da diva che lo aveva stregato.
Adesso, era inadatto per una come lei.
Carmelo, non avrebbe potuto darle tutti quegli stupidi gingilli che le dava il commercialista.
Poteva darle solo amore, quell'amore profondo e quasi platonico che lui sentiva dentro.
Ma a lei, non serviva amore per essere felice, servivano cose.
I figli, avrebbero certamente capito la sua scelta, sapevano delle ferite del padre.
Forse, solo il tempo lo avrebbero guarito.
Partiva per fare il vagabondo attorno al mondo.
Per smetterla di sentirsi disprezzato per quello che era, partiva per liberarsi dagli schemi della moglie che lo vedeva inadatto per stare insieme a lei.
Non si sarebbe lavato, avrebbe portato barba e capelli lunghi, gli stessi pantaloni logori e gli stessi sandali sfiniti.
Lo avrebbe fatto per ribellarsi a quello stupido mondo e dimostrare a se stesso di essere migliore di lei.
Non servono cose per essere felici.
Con la lontananza, forse, avrebbe accettato la scelta della moglie.
Carmelo, partiva alla ricerca del suo vero sé, non quello che per tanto tempo si era figurato di diventare o di essere per accondiscendere al volere altrui.
Forse, Carmelo, sarebbe tornato il vero Carmelo durante questo viaggio.
Partiva come un vagabondo alla ricerca di se stesso, uno zaino per valigia e il mondo come casa.
Le tappe, le avrebbe scandite la stanchezza.
Portava con sé anche un taccuino.
Nelle pause dei nuovi giorni, la sua anima avrebbe sicuramente ricominciato a sentire.

Carmelo, che sei nelle mia testa da questa mattina, io ti auguro un buon viaggio.